Se le difese immunitarie si deteriorano negli anni, la colpa e’ in gran parte dell’ambiente. A condizionare l’attivita’, piu’ che i fattori genetici sono dieta, attivita’ fisica, inquinanti e microbi. E’ quanto emerge dallo studio pubblicato sulla rivista Cell.
I ricercatori dell’Universita’ di Stanford sono giunti a questa conclusione grazie a un’innovativa tecnica, la citometria di massa, che permette di assegnare a ciascuna cellula, con speciali etichette chimiche, una sorta di codice a barre per identificarle. Gli autori hanno cosi’ analizzato le proteine di centinaia di milioni di cellule del sistema immunitario.
“Lo studio – ha spiegato all’ANSA Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto clinico Humanitas di Milano – si basa su nuove tecnologie che, grazie all’intelligenza artificiale, permettono di analizzare la funzione delle cellule del sistema immunitario, piu’ numerose di quelle del cervello, non piu’ a livello di popolazione ma di singola cellula”.
I ricercatori hanno etichettato alcune proteine, gli istoni, che aiutano il Dna a impacchettarsi nelle cellule. E hanno notato che nelle cellule immunitarie degli individui di eta’ piu’ avanzata le etichette cambiano nel tempo. Queste analisi sono state fatte anche sui gemelli identici, che hanno lo stesso Dna. Per Mantovani, “i gemelli sono importanti per capire quanto di noi, e quindi delle nostre difese, e’ determinato da Dna o altri fattori. Ad esempio, quali pagine del libro della vita restano chiuse o vengono lette. Quello che sta emergendo sempre di piu’ – ha concluso – e’ che le variazioni dovute all’ambiente sono dominanti nei processi infiammatori, dai quali dipendono, come dimostrano gli ultimi studi, durata e qualita’ della vita”.